Degas. Passione e perfezione
Solo il 28 e 29 gennaio 2019
Per il ciclo “La Grande Arte al Cinema” arriva per la prima volta al cinema il film evento dedicato all’ossessiva ricerca della perfezione di una delle personalità più amate e indipendenti del movimento impressionista.
Ballerine sinuose, interni di caffè, corse di cavalli, ritratti di famiglia, eleganti nudi femminili. Ricerca costante, studio dei maestri del passato, visite continue al Museo del Louvre.
In programma il 28 e 29 gennaio, DEGAS-PASSIONE E PERFEZIONE ci farà attraversare le sale del Fitzwilliam Museum di Cambridge, sede della più ampia collezione di Degas del Regno Unito, per spostarsi quindi a Parigi e in Italia, dove Degas trascorse gli anni della formazione e dove ebbe modo di ricongiungersi anche col nonno paterno, René Hilaire De Gas, trasferitosi a Napoli a seguito della Rivoluzione francese.
Il film evento offrirà una visione unica sulla vita personale e creativa di Degas, indagando la sua relazione con il movimento impressionista, la sua fascinazione per la danza e i problemi di vista che lo attanagliarono sin dagli anni novanta. Gli spettatori scopriranno così la storia della sua ossessiva ricerca della perfezione attraverso la sperimentazione di nuove tecniche e lo studio dei maestri del passato, tra cui artisti del Rinascimento italiano e pittori contemporanei come Ingres e Delacroix. Uno studio che cominciò sin dal suo personale Grand Tour in Italia e che si sviluppò anno dopo anno grazie alle continue frequentazione di gallerie e musei parigini, primo tra tutti il Louvre.
Come spiega lo storico francese Daniel Halévy, Edgar Degas (1834-1917) era un lavoratore indefesso e quasi sempre insoddisfatto che teneva la maggior parte delle sue opere nascoste in scatole: le estraeva solo quando era costretto a venderle per vivere. Degas, che gli amici descrivevano come un uomo brillante capace di sprigionare allegria ma anche terrore in chi gli stava vicino, era un artista interessato più al processo artistico in sé che al risultato finale, tanto da essere noto per l’ossessiva rielaborazione delle opere. Una mania che, in alcune occasioni, lo spinse persino a chiedere ai committenti di riavere i suoi quadri per poterli ulteriormente ritoccare anche dopo averli consegnati.